Manio Marrone - Sport & Eventi

SPORT
10/11/2019

Allenamento alla vita

Allenamento alla vita

"Robbè, abbiamo bisogno di un allenatore esperto, ora che Pino non può più venire. Ma deve essere uno che abbia lo stesso carisma". 'Na parola, penso tra me e me. Pino ha giocato in A1 con tutti i miti della pallavolo italiana, mica facile sostituirlo. "Senti, Manio, io non è che ne conosca e magari dirò una fesseria, però ci sarebbe questo allenatore, Nourredine El Moudden, che mette spesso "like" ai nostri post della Polisportiva. Dicono che abbia anche salvato una bambina, sarebbe bello lavorare con lui". "Nooordìììn, ma come ho fatto a non pensarci prima! Eh, ma quello è bravo, sicuramente sarà già impegnato. Comunque proviamo, vediamo se ci può dare una mano".

È nata così, in una mattina del settembre 2018, la nostra collaborazione con Nour Eddine El Moudden, ex nazionale di volley del Marocco, ma ormai italiano e barese, per amore, da più di vent'anni. E ci abbiamo messo pochissimo a considerarlo uno di noi, un fratello, di più, un maestro come dice Manio, con quella faccia sempre sorridente, quei modi sempre gentili, la sua straordinaria competenza da tecnico e la capacità contagiosa di coinvolgere i ragazzi.

Proprio ieri ha svolto un "allenamento" molto particolare, diverso dal solito. Reduci da una sconfitta pesante in under 18, i nostri mitici volpini si sono presentati in palestra. Visi ancora un po' scossi, morale sotto i tacchi. Francamente in società sapevamo tutti che quella con l'Amatori Volley sarebbe stata una partita difficile e che non sarebbe stato semplicissimo conquistare i tre punti, per cui quella di perdere era un'ipotesi che poteva rientrare nelle eventualità del verosimile. Non per Nour Eddine. A lui non piace perdere nemmeno a briscola, figurati su un campo di pallavolo. Ma il punto non è nemmeno la sconfitta, il punto è un altro.

Inizia l'allenamento, ma palloni non ce ne sono. Oggi si insegna vita. "Questo allenamento mi piacerebbe che valesse più di mille attacchi e difese" - dice il nostro allenatore, rivolgendosi ai suoi piccoli atleti disposti in cerchio - "perché, non so voi, ma io stanotte non ho dormito, tanto non mi è piaciuta la partita di ieri. E non mi è piaciuta non perché abbiamo perso: se l'avversario è più bravo di noi, io sono il primo a fargli un applauso e a stringergli la mano, se se lo merita. Non mi è piaciuta perché siamo scappati". Scappati? E lo guardano tutti, chiedendosi cosa volesse dire. "Siamo scappati dalla partita, siamo scappati dallo sport che vogliamo fare, siamo scappati dalle responsabilità che come atleti ci dobbiamo prendere" - prosegue Nour Eddine, ormai in trance agonistica, come quando giocava e faceva la differenza, con le sue schiacciate, a livello mondiale - "la partita l'abbiamo persa prima di scendere in campo, perché ci siamo fatti bloccare dalla paura. Paura, si. Ma paura di che? Dall'altro lato della rete c'erano ragazzi come noi, a cui piace giocare a pallavolo. Ma ieri a noi è piaciuto un po' meno di altre volte, se non vedevamo l'ora che la partita finisse. Solo che la pallavolo, lo sport, è vita, e nella vita la paura bisogna affrontarla, a viso aperto. Credete che il vostro idolo, Ivan Zaytsev, non abbia paura, quando scende in campo? O che io non abbia paura quando sono in panchina e vi guardo e cerco di mettercela tutta per darvi i consigli giusti? Tutti abbiamo paura. E chi vi dice che non ce l'ha, mente. Ma quella paura la possiamo trasformare in una risorsa micidiale a nostro vantaggio, se la affrontiamo. E la dobbiamo affrontare con la faccia grintosa e la voglia di vincere, chiunque ci sia dall'altro lato della rete. Se vediamo che il nostro compagno sta facendo fatica in ricezione, non possiamo nasconderci dietro la linea laterale e guardare la partita con i paraocchi e pensare che non sono problemi miei. Dobbiamo aiutarlo. Prenderci la nostra responsabilità. Dobbiamo entrare di più in campo e aiutarlo. Agire da leader, prendere in mano il nostro destino e dire al compagno di non preoccuparsi, dai a me la palla, io ci sono, insieme ce la possiamo fare. E se stiamo perdendo, non possiamo scappare. Dobbiamo continuare a giocare, a fare quello che ci piace fare dando il meglio di noi, affrontando la paura a viso aperto. E se perdiamo la partita, pazienza. Faremo un applauso all'avversario e gli stringeremo la mano. Ma avendo affrontato la paura non avremo perso. Avremo imparato".

Avevi ragione Nour Eddine. Questo allenamento vale più di mille attacchi e difese. Li hai allenati ad essere uomini.